Parliamo ora di uno dei temi più controversi dell’editoria, sempre pronto a scatenare le polemiche più feroci: pubblicare a pagamento. Quale autore non ci ha pensato almeno una volta, magari dopo l’ennesimo rifiuto?

Io non intendo dare giudizi morali in merito[1], né mi sento di indicare la strada più giusta, poiché, a mio avviso, in questo caso non si tratta di una questione morale, né può essere liquidata semplicemente con un “giusto” o “sbagliato”. Anche in questa situazione, come in molte altre, non ci possono essere consigli che vadano bene per tutti, ogni caso è a sé, ma cercherò di delineare i punti più salienti e generali.

Per cominciare, si può sicuramente affermare che l’aspirazione a pubblicare una propria opera sia più che legittima, anche quando quest’opera non suscita nessun interesse da parte di editori più o meno noti. Del resto, abbiamo autorevoli esempi di grandi opere che all’inizio furono scartate da editori con la vista corta. Rivolgersi quindi ad un editore a pagamento che pubblichi l’opera di un autore esordiente rimane una scelta quantomeno comprensibile, anche se taluni ritengono che, per uno scrittore, la scelta di pubblicare a proprie spese debba essere considerata il limite estremo oppure, secondo altri, una prima coraggiosa scommessa su se stessi e sul proprio libro. Quelli che parlano a favore dell’editoria a pagamento, citano spesso esempi eccellenti di un passato recente. “Gli Indifferenti”, di Alberto Moravia, è stato stampato a spese dell’autore (si badi bene, ad ogni modo, che fu pubblicato da una casa editrice importante, la Alpes). Anche Christopher Paolini pubblicò per la prima volta “Eragon” a sue spese, ossia a spese dei genitori, prima che lo scrittore Carl Hiaasen scoprisse il libro del giovane autore proponendolo al suo editore, consentendo quindi a Paolini di raggiungere il grande successo a tutti noto. Non mancano nemmeno dei casi molto recenti verificatisi nel nostro paese: Federico Moccia, nel 1992, pagò la casa editrice Il Ventaglio per farsi stampare e pubblicare il suo libro “Tre metri sopra il cielo”. Il successo che Moccia ha poi conseguito è noto a tutti, a prescindere da ogni giudizio sulle sue opere, valutazione che oltrepassa lo scopo di questo manuale.

Chi sceglie questa strada, però, verifichi che a pubblicare siano editori i quali garantiscano un minimo di distribuzione e di promozione e che non si limitino a stampare un migliaio di copie per poi farle ammuffire in un magazzino o, peggio ancora, recapitarle al vostro domicilio. Naturalmente, ci saranno sempre frotte di editori a pagamento, o forse sarebbe meglio chiamarli sanguisughe, che saranno pronti a spennarvi facendovi credere di aver realizzato un capolavoro e che venderete così tante copie da rifarvi delle spese, ma qui in realtà non si parla più di editori o di editoria, ma di veri e propri ladri, come ve ne sono in tutte le categorie professionali. Se la scelta è consapevole da parte dell’autore, il quale magari non ha difficoltà economiche e pubblica soprattutto per far conoscere il libro ai suoi amici, allora non si capisce dove sia il problema, mentre se l’autore venisse circuito a dovere dall’editore, e magari persino costretto a indebitarsi per pagare le spese di stampa, allora è ovvio che ci troveremmo di fronte ad una vera e propria truffa.

Infatti, per farvi un esempio, i casi sono molto differenti tra di loro.

Uno di questi si verifica quando l’autore invia all’editore il suo romanzo e quest’ultimo lo contatta dicendogli che ha intenzione di pubblicare il suo libro. L’autore allora domanda all’editore se gli verrà chiesto un contributo per la stampa del libro, e l’editore replicherà: “Assolutamente no!”. Quindi all’autore verrà inviato in visione il contratto, nel quale troverà scritto che le spese di stampa sono a carico dell’editore, ma l’autore sarà obbligato ad acquistare 100 copie del suo libro con lo sconto del 30%, o forse anche 200 copie. Quindi, dovrà comunque sborsare una somma equivalente ad almeno 1.000 euro, con la possibilità di poterla recuperare solo se dovesse riuscire a vendere le copie del libro. Ecco, questa la chiamo Truffa, con la T maiuscola, il circuire a dovere le persone. Che differenza c’è tra l’acquisto di copie del proprio libro e il pagamento delle spese di stampa? Nessuna, si tratta in entrambi i casi di pubblicazione a pagamento. È vero, se venderete le copie vi rifarete della spesa, tuttavia:

1) non è facile vendere 100 copie e più, a meno che non abbiate veramente molti amici pronti ad aiutarvi;

2) l’editore avrebbe dovuto comunque informarvi subito di ciò, perché si tratta sempre di denaro che dovrete sborsare immediatamente.

Un caso invece completamente diverso è quello in cui la casa editrice dichiara espressamente sul proprio sito di chiedere contributi, per cui è tutto alla luce del sole, quindi sarà solo una vostra libera scelta rivolgervi o meno a quella casa editrice. Oppure, addirittura, lo stesso autore contatta una casa editrice dicendo che vuole pubblicare un libro a sue spese, poiché essendo stanco di ottenere solo rifiuti, non vuole aspettare per vedere il proprio libro pubblicato e distribuito.

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Queste situazioni sono completamente diverse tra loro, dunque vi renderete conto del perché non è possibile dare un giudizio definitivo in merito alla pubblicazione a pagamento. L’opinione su questa materia dipende appunto da come vengono poste le cose, da quello che ci si aspetta, dal tipo di trattamento e di informazioni che si ricevono.

C’è da aggiungere che, in tanti casi, come nei libri di poesia, si sa fin dall’inizio che se l’autore non è conosciuto e non ha canali di autopromozione, il libro difficilmente venderà, perciò nessun editore investirà i propri soldi sul libro. Quindi, se l’autore è tanto convinto di voler pubblicare il libro ad ogni costo, viene messo di fronte alla scelta se pubblicare a sue spese o non pubblicare affatto. La truffa avviene solamente quando si fa credere ad autori ingenui che potranno vendere molte copie del proprio libro, solo per convincerli a firmare un contratto di pubblicazione a proprie spese.

Tuttavia, vorrei immediatamente precisare un’importante questione: pagare le sole spese di stampa ci può anche stare, ma pagare una cifra superiore, alle volte anche di molto, questo MAI, altrimenti l’editore non guadagnerà sulle ipotetiche vendite del vostro libro, ma dalla semplice pubblicazione. Quindi, che interesse potrà poi avere quest’ultimo a sostenere i costi di promozione e distribuzione, quando ha già incassato una discreta sommetta?

Già è un eccesso pagare le spese di stampa, figuriamoci altre voci strane. Ricordatevi che se non siete conosciuti e non avete la possibilità di pubblicizzarvi su giornali importanti, le vendite saranno sempre molto esigue. Inoltre, portate sempre a mente che i libri pubblicati con editori a pagamento (cioè quelli che pubblicano solo dietro contributo, da distinguersi da quegli altri che chiedono soldi solo occasionalmente) non vi aiuteranno mai a crearvi un curriculum degno di nota: gli editori a pagamento sono universalmente noti agli addetti ai lavori, quindi anche agli altri editori, quelli che pubblicano a proprie spese, e i primi sono sempre mal visti da questi ultimi. Di conseguenza, è meglio evitare di presentarsi un giorno a un editore (che non chiede soldi) con dei libri inseriti nel proprio curriculum pubblicati da chi invece chiede denaro, a meno che non abbiate venduto molto bene, non solo ad amici e parenti.

In buona sostanza, in caso abbiate la possibilità economica e vogliate farvi un bel regalo, senza pretesa o aspettativa alcuna, e magari avete tanti amici a cui far leggere il vostro romanzo, oppure volete dimostrare al mondo di essere capaci di vendere e promuovere il vostro libro da soli perché lo ritenete estremamente valido, potete anche tentare questa strada[2]. Ad ogni modo, mi preme farvi notare che da qui a diventare dei veri scrittori c’è un universo di mezzo. Per far ciò, dovrete per forza, prima o poi, essere pubblicati da una casa editrice seria e che non chiede soldi. Infatti, i libri pubblicati a pagamento, cominciano ad essere malvisti da molti e snobbati da una parte della stampa. Inoltre, non potrete nemmeno “vantarvi” della pubblicazione, in quanto ottenuta dietro pagamento.

Proseguo con l’affermare ciò: una parte degli editori che pubblicano senza contributo, ritiene che pubblicare a pagamento debba essere considerata un’azione riprovevole da parte degli stessi autori, in quanto sostengono che, così facendo, si alimenta e si dà forza ad un mercato editoriale assolutamente scadente.

In parte, questo discorso può risultare vero poiché la maggior parte degli editori a pagamento pubblica veramente di tutto, senza badare minimamente alla qualità delle opere. Tuttavia, è anche giusto notare come non si possa affermare che tutti i libri pubblicati senza contributo siano prodotti letterari validi, in quanto molti editori pubblicano libri di scarso valore ma di autori noti o con una forte capacità autopromozionale, i quali potranno garantire all’editore un sicuro e cospicuo ritorno economico. Altrettanto vero è che non tutti i libri pubblicati dietro pagamento debbano essere considerati mediocri. Vi sono tanti giovani talenti che producono opere eccelse, le quali meriterebbero la massima diffusione, ma vengono ignorate solo perché gli autori sono dei perfetti sconosciuti, quindi l’unica alternativa per questi scrittori è rappresentata dall’editoria a pagamento.

Ragioniamo insieme considerando un semplice dato storico: presumibilmente, se Moravia non avesse pubblicato a pagamento, sarebbe morto pensionato sociale con le 600.000 lire di allora. Egli dovette sborsare, negli anni ’20, qualcosa come 5.000 lire, ossia più di 10.000 euro odierni. Ciò ovviamente non costituiva una garanzia, ma solo una piccola possibilità di farsi notare. Come è fin troppo evidente che, pubblicare a pagamento, non vi faccia diventare automaticamente Moravia. Considerate che quando egli esordì, ciò avvenne in un’epoca molto differente da quella attuale, dove non vi era il sovraffollamento di pubblicazioni come lo stiamo vivendo ora. Non esistevano le case editrici a pagamento e nemmeno il book on demand. Si pubblicavano molti meno titoli ogni anno, non esisteva la tv e le persone leggevano molto di più. Tenetelo bene a mente, non è in realtà possibile effettuare un vero paragone. Quando poi parliamo di autori contemporanei, allora pare chiaro come potrebbe trattarsi del solito discorso di raccomandazioni e conoscenze importanti, le quali permettono di emergere in fretta.

Ovviamente, pubblicare un libro a pagamento, senza avere chiare le idee su come promuoverlo e farlo conoscere, è uno spreco di denaro. Come affermato in precedenza, i libri da soli non si vendono. Se proprio desiderate pubblicare un vostro libro, anche dietro pagamento di somme spesso cospicue, dovreste già aver bene in mente tutte le strategie per la sua promozione.

Infatti, se pure riusciste a pubblicare senza scucire un centesimo, che soddisfazione potreste ricavare dalla vendita di sole 50 copie? Anche gli editori sbagliano e possono commettere scelte infelici, pubblicando opere che potrebbero non ottenere il successo sperato.

Ecco il punto: non conta solo pubblicare senza pagare, conta soprattutto riuscire a vendere bene il vostro libro.

Ad ogni modo, per coloro i quali decidessero di pubblicare a pagamento, fossero alla ricerca di un editore oppure lo avessero già trovato, è bene tenere presente i suggerimenti successivamente elencati, i quali rappresentano una guida generica per l’autore nel suo rapporto con l’editore, e quindi risultano essere validi anche per coloro che avranno la fortuna di pubblicare senza dover spendere denaro.

Verificate se l’editore sia regolarmente presente nel database della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze e Roma: www.bncf.firenze.sbn.it.

Controllate il catalogo completo dell’editore scelto, per verificare da quanto tempo egli opera, quali altri autori ha pubblicato, di che genere sono i suoi libri, il loro prezzo medio, la sua distribuzione, ecc.

Appurate che l’editore possa applicare sul vostro libro il codice Isbn (questo codice, International standard book number, è un codice numerico usato a livello internazionale per la classificazione dei libri; ogni codice Isbn identifica un’edizione di un libro) e soprattutto il codice a barre Ean (trattasi di un insieme di elementi grafici collocati in modo da poter essere letti da un sensore e quindi decodificati tramite un apposito circuito integrato). Ambedue questi codici sono di estrema importanza, ogni editore serio deve essere in grado di apporli. Senza di questi il vostro libro molto difficilmente potrà essere venduto nelle librerie.

Chiedete poi all’editore se intenda applicare il bollino Siae: non è indispensabile, ma è caldamente consigliato, poiché, tra le altre cose, vi permetterà di controllare con accuratezza l’esatto numero di copie stampate e vendute dall’editore (anche se sarà sempre un vostro diritto farvi mostrare dagli editori i rendiconti e le fatture della tipografia e dei distributori). Alcuni editori, chiedono agli autori di pagare il costo del bollino Siae: in quest’ultimo caso ve lo sconsiglio poiché, come già detto, non è indispensabile.

 

[1] A parte tutto ciò che leggerete in questo capitolo, mi preme comunque sottolineare che la maggior parte degli editori a pagamento non distribuirà quasi per niente la vostra opera e, in tanti casi, non ci sarà nemmeno una distribuzione. Non ne faccio una questione morale poiché, in rari casi, quando l’autore è bene informato e con buone capacità autopromozionali e un minimo di potere mediatico, potrà comunque ottenere un discreto riscontro. Tuttavia, come già affermato, ciò costituisce un’eventualità decisamente rara, ecco perché ognuno dovrà valutare in base alla propria situazione, anche se è fin troppo evidente che pubblicare a pagamento non sia un’ottima soluzione né la panacea per ogni male dell’editoria. Raccomando quindi la massima attenzione, onde evitare di subire le tante truffe e raggiri molto frequenti in questo settore.

[2] In caso il vostro interesse si limitasse a far circolare il libro esclusivamente tra i vostri amici, valutate la possibilità di ricorrere al book on demand, sicuramente più economico.